VIOLAINE LAVEAUX
plasticienne
Constellation du corbeau / Musée - château d'Annecy
Per completare questa mostra, l’artista propone un glossario poetico e formale al tempo stesso, che permette di scoprire la complessità narrativa della sua opera, a strati e a pezzi.
Glossario
annello: oggetto magico delle fiabe, scivola dal dito, apparendo e scomparendo facilmente. Come un cerchio sull’acqua…è così che l’ho scoperto, riflesso sul fondo di una scatola di Craven A, in metallo rosso, un sottile anello d’oro. Un tracciamemoria incantato che rimbalza all’infinito.
ramo: lo utilizzo per la qualità del tratto, l’immediatezza del disegno e la libertà di scrittura che mi consente, la memoria del gesto che fissa.
sedia: motivo ricorrente nel mio lavoro, oggetto simbolo dell’attesa associata all’assenza, mi ricorda la figura di Penelope. Il tempo sospeso, il respiro trattenuto…
carbone: per il suo fumo nero, per l’abisso che rappresenta. « Nella notte della materia nascono fiori neri. ». L'Eau et les Rêves, Gaston Bachelard, ediz. José Corti, 1942, p. 3.
forbici: le forbici della sarta. Mia nonna era « sartina » per una casa di moda. Nella sua camera, l’armadio era pieno di campioni di tessuti, pizzi, strass…C’erano pezzi di tulle ricamati a fiori, giardini sospesi alla grazia del corpo….
chiave: la chiave della stanza proibita. La chiave di Barbablù: « quando toglievo il sangue da un lato, riappariva dall’altro ».
fiaba: le fiabe di Andersen, di Perrault o dei fratelli Grimm restano fonte d’ispirazione costante. Hanno cullato i sogni della mia infanzia, nutrito la mia fantasia. La loro universalità è sconvolgente. « Le fiabe ci aiutano a vivere fino al giorno dopo… ».
cielo: ho fatto diventare il cielo un crogiolo in cui l’universo della fiaba – con i suoi personaggi archetipi e ambivalenti iscritti nell’immaginario collettivo (come il lupo, l’orso o il corvo) – trova naturalmente il suo posto. Vi ho inciso i ricordi dell’infanzia, dipanato il filo d’Arianna di una piccola cosmogonia, tra mitologia e fiabe. Piccolo glossario di una grammatica personale in cui s’incontrano il lupo, il leone, il corvo, la sedia, il razzo, la barca, la mano, il piede, la scarpa, ecc.
cucito a mano: « cucito a mano sul posto », è così che amo definire il lavoro di composizione.
dicotomia: una costante che si sviluppa col passare degli anni tra dentro e fuori, ombra e luce, mobile e immobile, vero e falso, piccolo e grande, pesante e leggero, alto e basso, terra e cielo, microcosmo e macrocosmo.
dita e artigli: metà uomo e metà animale, il ricordo di una continuità con i nostri antenati animali. Ma anche sprazzi di memoria, sprazzi d’inchiostro rosso sulla frontiera della luna.
stella: un punto di aggancio nel cielo per non perdere piede e navigare a lungo… « Dobbiamo ringraziare le stelle per aver fabbricato gli atomi di cui sono costituite le molecole degli occhi che le guardano ». Hubert Reeves
gesto e memoria: perfezionare i gesti innati, per un tempo ciclico e non più lineare. Perfezionarli ricordando il corpo.
incidenze geografiche: lasciando Parigi per vivere nel Lot, ho scoperto il « Triangolo nero », una zona di osservazione astronomica famosa per la limpidezza e la profondità delle sue notti (l’inquinamento luminoso umano è totalmente assente), compresa tra Labastide-Murat, Livernon e Sauliac-sur-Célé. Da allora, diventata « qualcosa come un astrologo alla rovescia » (André Breton, Langue de pierre), m’ispiro al registro delle forme e dei racconti mitologici che ci offrono le figure delle costellazioni, in particolare il loro bestiario:2003: Constellation du centaure, Château-Musée du Cayla/ 2007: Constellation du corbeau, Château de Haute-Serre/ 2008: Constellation du loup, Atelier D'Estienne, Pont-Scorff/ 2009: Constellation 2: la LLoba, Musée Henri-Martin, Cahors/ 2010: 13 loups et une loupe, Château Du Tremblay, Crac Fontenoy/ 2011: L’autel aux corbeaux/Les animaux chanteurs, Château de Castelnau Bretenoux/ 2012: L’autel aux corbeaux, Museo della caccia e della natura, Hôtel de Mongelas, Parigi.
giara e canopo: sono particolarmente attratto da questi vasi d’argilla « a bocca larga » che oscillano tra due mondi – quello visibile e quello invisibile -. Mi riportano nel regno della notte…
lune nere: per loro, ho sgualcito il giornale « Le Monde ». L’ho appallottolato e immerso in un bagno di paraffina, per rinnovarlo. Una pelle a crateri, come una pietra di luna, una costellazione d’inchiostro… Porzioni di cielo a maggese. Un arresto momentaneo che somiglia ad un buco
nero.mano: le mani si ricordano e si ritrovano. Mi piace il loro silenzio eloquente.
oggetti-segno: chiavi, coppette, cucchiai, semi, mani, piedi, uccelli, sandali…, figure archetipe e universali, oggetti-segno che tessono tra loro legami invisibili, costituiscono da anni la mia grammatica di forme e richiamano, tra realtà e apparenza, l’immagine della natura. Un piccolo laboratorio di curiosità…
ossa: nell’attraversare le dune fino all’oceano, da bambino, sentivo l’odore delle piccole matricarie selvatiche e raccoglievo gli scheletri degli uccelli bianchi come ossi di seppia e più leggeri di un soffio, sottili e fragili come fili di caramello…
piroga: l’oggetto e la sua copia. Scoperta nelle riserve del museo, si è imposta come un’evidenza quando ho saputo che il Corvo, personificazione dell’Essere Supremo nella cultura Haida (indiani della costa nord ovest del Canada) possiede una piroga magica di cui può modificare le dimensioni a volontà (dalla dimensione di un ago di pino a quella in grado di contenere tutto l’universo).
suono: il suo metronomo ritma le composizioni. Portatore d’immagini, gesti e forme, è un "oggetto magico, ipnotico ». Creazione acustica: Jean-François Prigent.
terra cruda: da alcuni anni metto nelle mie composizioni dei pezzi di terra cruda. L’argilla, materia "primitiva" che ho scelto per le sue qualità plastiche, simboliche e poetiche, mi mette a confronto con la diversità dell’immaginario ma anche con le sue difficoltà ed i suoi paradossi: paradosso delle tavolette di argilla cruda (in argilla è la prima « pagina » di scrittura realizzata su una sfera di terra molle) giunte fino a noi, restituendoci la memoria e la storia delle antiche civiltà del Medio Oriente. La sua capacità di attraversare i secoli mi affascina.
trompe l’œil: giocare con la confusione delle percezioni (apparenze di materie, cambiamento della scala di valori), sopprimere i codici del tempo e provocare una leggera vertigine per questi oggetti-mondo che s’ispirano all’iconografia delle antiche civiltà. Mi piace l’idea che i vestigi (dal latino vestigium: impronta di piede), ci collegano alla realtà laddove le vertigini ce ne allontanano.
vetro: per la sua carica magica e la sua risonanza psichica.